giovedì 27 settembre 2012

27.09.2514

"E' tempo dei festeggiamenti. Buon Esodo a tutti voi!
E' la serata dei falò. Si si, mi trovo nel Border, più precisamente ad Oak Town di Greenfield. Ho passato non so quanti anni nel 'Core a lanciare fiammelle nel cielo, ed ora ho il desiderio di potermi godere un ben falò. O, per lo meno, lo vedrò da lontano, dato che, come capita ormai da un po' di anni, non mi organizzo più con nessuno per l'Exodus Day. Con chi mi dovrei organizzare, in fin dei conti? Non ho una conoscenza, un'amicizia, una relazione così profonda. Però... però si, un po' mi manca prendere quei palloncini aerostatici e lanciarli in aria. Tutte quelle luci, solo quelle luci, a brillare più forte delle stelle, una di fianco all'altra.
Quand'ero piccolo, mio padre non faceva altro che sfoggiare me e Vivi durante questo periodo. Ci faceva esibire, almeno su questa cosa sembrava andare abbastanza fiero. No, non s'è mai congratulato con noi e, il più delle volte, quel pubblico di altolocati signorotti stringeva le mani direttamente a nostro padre; ci guardavano, ci ascoltavano, ma niente di più. Si avvicinavano a lui e si mettevano a sviolinare su quanto fossero ben vestiti i gemelli, su quanto fossero beneducati i gemelli, su quanto fossero dotati i gemelli. Eppure, nonostante fossimo in prima linea, sembrava che non ci dessero nemmeno retta, come se fossimo stati dei pezzi da mobilio...
Fu Amah a farci comprendere - me e Vivi - il potenziale significato dell'Exodus Day. Io già da allora mi chiedevo perché l'essere umano fosse sopravvissuto e lo maledicevo. Insomma, ai miei occhi non sembrava niente di così tanto importante! Vedevo attorno a me solo gente di facciata, più falsa dei capelli di Okrand Wolendar. Dai, non ditemi che non si capiva che fosse un parrucchino quello...
Comunque, dicevo? Ah si! Parlavo di Amah. Lei ci insegnò il valore e la bellezza di questo giorno. Per lo meno, a passarlo insieme e felici, un momento in più in cui rafforzare il nostro sodalizio di affetto, cercando di far s che tutta quella realtà da salotto non finisse col farci divenire vittime di noi stessi. Per il 27, come ogni 27, ci insegnò una tradizione che si usava in tempi più antichi, la quale probabilmente viene ripresa dall'attuale, di quella che avverrà questa sera. In poche parole, all'interno di queste lanterne volanti si aggiunge un piccolo pezzo di pergamena sul quale scriviamo un nostro sogno. Non va detto a nessuno, non va raccontato. Va semplicemente affidato alla fiamma purificatrice ed al vento che bisbiglia ai sognatori, ai pazzi ed agli Dei. Ormai sono anni che non affido più i sogni a questa tradizione.
Uh? Cosa chiedevo? Beh, ecco... all'inizio speravo in un rapporto migliore, sano, con mio padre. Poi passai al desiderio di ritrovare mia sorella, ovunque fosse spera nel 'Verse, lontana da me. Adesso? Adesso ho smesso, l'ho già detto no. Sono cresciuto, no? Non è più tempo per le favole. Mi piacerebbe, ma non lo è. E poi... e poi non saprei più che chiedere! Mi sembra di essere diventato spoglio di desideri, di sogni, come se ne fossi incapace. E' una brutta cosa? Se apparisse una fata madrina, ora, in questo momento, forse l'unica cosa che potrei chiederle è: Desidero di avere un desiderio. E' triste secondo voi? Io non lo so.
Nah. Niente soldi! Che me ne faccio? Anzi, ringrazio il cielo che mio padre mi abbia diseredato ed allontanato dalla famiglia. Forse era la cosa migliore a cui potessi auspicare; restare con loro mi avrebbe solo che fatto ancora più male. Uhm... l'amore dite? Nah. Non so se sono più capace di riprovare dei sentimenti. Sapete, da quando ho saputo la verità su quella persona... ah. No, lasciamo perdere: è un'altra storia ancora. Il lavoro è l'unica nota benigna, positiva. Almeno faccio quello che desidero fare veramente: suonare. E mi permette di viaggiare, di vedermi un po' attorno nel 'Verse.
Per il resto... non saprei. Non saprei davvero..."

[Scorcio fra i pensieri di Gab, due giorni prima dell'Exodus Day]

giovedì 20 settembre 2012

19.09.2514

"Segreti. Ancora segreti. Altri segreti.
Va bene, mi hanno insegnato ad essere discreto, mi hanno insegnato quanto sia importante detenere il sapere, poiché esso è potere, soprattutto quello nascosto, tenuto in ombra così che tutti non sappiano la realtà ma... il mio essere discreto rischia di crollare da un momento all'altro.
Insomma, da quando ero piccolo ad ora, mai troppi ne ho custoditi, mai troppi sono riuscito a trattenere dentro di me. Quante volte mi sono confidati con Vivi, oppure con Amah più di tutti. Lei mi ascoltava, mi cullava dolce fra le sue premure e poi sapeva darmi buoni consigli. Mio padre... beh, lui più che altro li scopriva e basta. Mia madre non se né mai fregata, inutile sopraggiungere altro in merito.
Ed oggi l'ultima novità: la Sala Crisi del Blue Sun Building di CapCity. E... e... e... che diamine era quella cosa? Da come ne parlava Charlotte, sembrava davvero tremenda all'inizio, qualcosa di indicibile, di incredibile, di inenarrabile. Ha detto che era una minaccia firmata Weyland, qualcosa di non umano. Cosa intendeva dire per non umano? Un'entità artificiale? Uff... dopo aver saputo della presenza di scorpioni mutanti su Greenfield, non saprei più cosa aspettarmi a questo punto. Stiamo andando oltre, stiamo andando troppo oltre come esseri umani. I demoni si travestono da scienza e da progresso e noi lasciamo prenderci in contropiede, cadendo nelle loro trappole. Forse è vero: ci sono dei limiti dai quali, una volta superati, non si può più tornare indietro.
Un grande schermo nero, delle lettere ad intendere le sue frasi. Come tanti elettroshock. Brr... deve essere stato orribile.Chiedeva aiuto, per giunta. Aiuto di che cosa, però? Troppe cose, segreti ed altri segreti. Multiplanetarie, tsk. Possono anche starci persone per bene dietro, volendo, sperando, ma come si potrebbe fare altrimenti? Qui si parla di informazioni che forse saranno per sempre occultate, oppure distorte. Ed io? Io sono un semplice pianista. Io voglio restare un semplice pianista! Questa è la vita che fa per me. Punto e basta.
Poi ci sono stati gli incontri con Evah, le sue intenzioni nei confronti del futuro. Non ho detto niente a nessuno ma... ho paura di quella donna. Incomincio ad averne paura. Parlava di piani che non riesco a comprendere tutt'ora, la serietà e la semplicità con cui ne parlava, come se fosse una cosa normale. E' questo l'effetto del potere? Spero di non finirne intrappolato. Forse dovrei trovare un confidente, oppure una guida. No, non posso disturbare Amelie adesso, ha i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Sono pesanti e vanno gestiti con il giusto tempo.
Spero tanto che Hall Point non mi costringa mai fino a questo punto. Non saprei reggere..."

[Scorcio fra i pensieri di Gab, all'uscita del Blue Sun Building]

sabato 8 settembre 2012

07.09.2514

"E' stata una serata piacevole, anche se al quanto faticosa. Tanti volti, alcuni conosciuti anche se di striscio, altri semplicemente rinomati e quindi distinguibili, altri ancora di cui non sapevo neppure l'esistenza. Beh, lo so, ero lì per lavoro, mica per divertirmi! Quando suono, però, sono abbastanza sicuro e, per quella scaletta, avevo provato e riprovato tempo addietro. Temevo che il periodo su Greenfield mi avesse un po' arrugginito, dato che non ho potuto suonare, ma alla fine è andato tutto per il meglio; a quanto pare la scelta dei brani è stata molto apprezzata.
Per tutte le Grandi Leggi Universali! Ho suonato alla sede della Shouye di Horyzon come esterno! Mi sono esibito per una serata organizzata dalla Blue Sun, sotto richiesta della ViceCEO! Quando la proposta mi fu allungata, il mio cuore batteva all'impazzata nel petto. Mr Wolfwood in persona, con Amelie che mi guardava piena di orgoglio e soddisfatta. Mi avesse mai guardato mia madre così... ah."

[...]

"Sniff... comunque, beh, dicevo... è stata una gran bella soddisfazione. Continuo a fare quello che mi piace: suonare. Ora, per giunta, vengo anche riconosciuto, apprezzato, ricercato. E' una gran bella nomea quella di cui posso iniziare a vantarmi piano piano. Dal punto di vista professionale, sto rafforzando la mia maschera, la mia figura lavorativa. Credo, spero, di stare maturando tutto il necessario: serietà e qualità. Beh, si, certo, ovvio che mi fa comodo. Non parlo a livello monetario, non ho bisogno di essere ricchissimo - non vorrei mai diventare taccagno come mio padre - ma questo mi permette di andare avanti sulla mia strada senza interferenze. Penso che si capisca che intendo, no? Se non riuscissi a lavorare con il pianoforte, dovrei trovare un modo di campare alternativo. Non ho grandi qualità, al di fuori della musica, io credo ma... no, non c'entra adesso. Quello che intendo dire è: se dovessi avere un lavoro che richiede attenzione e risucchia le mie energie altrove, come potrei mai dedicarmi al pianoforte? Difficile, quasi impossibile. Metodica, pazienza, allenamento. Se smettessi diventerebbe un hobby, non una passione, ed io non voglio che accada questo. Insomma, si, sono felice, e chissà quante volte l'avrò ripetuto, ma non tengo il conto e non mi va di mandare indietro la registrazione, sono troppo pigro. Sono cose che faccio quando scrivo, ma questo diario tanto rimane per me, per nessun'altro, quindi... quindi sto divagando. Si vede che ho finito di dire quello che debbo dire. Che ci posso fare, è più quello che si ha dentro che quello che si ha fuori. Fa nulla. Fa niente. Ho finifot qui, un regalo a me stesso..."

[Scorcio sulla giornata di Gab, dopo il gala avvenuto alla Shouye]