venerdì 26 ottobre 2012

24.10.2514

"Non li capisco. Giuro, non riesco proprio a capirli. Faccio il mio possibile per rispettare il prossimo, per tentare una via diplomatica di mediazione, per non scadere mai totalmente in una possibile frangia estremista. No, questo lo troverei subdolo... anzi(!), più che subdolo.
Hanno visto cosaha fatto la guerra e quali sono i loro postum e, nonostante ciò, hanno ancora il coraggio di voler imbracciare le armi e versare altro sangue? Il sangue di padri e di mogli, di fratelli e di sorelle, di cugini, di zii, di amici, di bambini e di vecchi. Nonostante loro siano stati i primi a vederne i frutti, hanno il coraggio di voler continuare a seminare questa pazzia? Cosa c'è di sano in tutto ciò? C'è solo altra morte, altro dolore, altro odio, altra vendetta! Come se concimare la terra con il sangue degli uomini potesse far tornare in vita le vittime innocenti. Non accadrà mai, né tanto meno la vendetta riempirà un vuoto nella propria vita. La si insegue, la si rincorre, e quando l'acchiappi, poi, cosa succede? E' solamente uno sbuffo di fumo fra le mani che si dilegua. Tutto ciò non può portare a nulla e, se prima ci si poteva vantare di essere dalla parte giusta, continuare in questo modo ti trasforma in un mostro, peggio dei crimini passati sottobanco quand'è finita la Guerra, quando si chiudevano le porte delle aule e nessuno sapeva cosa accadeva fra i blujacket ed i vari giudici.
Questa notte ero in giro con Lars per Capital City e ci trovavamo nei pressi dell'ospedale. Qui stavamo per fermarci al Caffè Athena, ma qualcosa è successo, qualcosa ha attratto la nostra attenzione più di tutto il resto. Sarà breve, spiegherò a conti fatti. C'era un paziente uscito dal coma dopo 10 anni, scappato dal suo piano dell'ospedale. Lars ha tentato di avvicinarlo e ha scoperto che era di Shije, di una delle tante città bombardate fino allo sfinimento durante la Guerra. Già, in coma da dieci anni, lui nemmeno aveva idea che ci fosse stata la Guerra. Sono andato ad informarmi su questo Adams, ed ho incontrato un'infermiera molto bendisposta, Emma. Lei mi ha spiegato che anche la moglie era presente nell'incidente dell'uomo ma che, al contrario di lui, se la fosse cavata meglio. Ironia della sorte, però, lei è morta durante i bombardamenti sul suo pianeta. A quanto pare Adam l'aveva scoperto, o per lo meno intuito: c'erano molte discrepanze, troppo cose erano differenti. A quanto pare, anche una cartella clinica rubata. Non ha resistito, non c'è l'ha fatta e, mentre stava parlando con Lars, il paziente A ha tentato dibuttarsi sotto un thor. Grazie all'intervento del Touzi non è morto, ma è comunque tornato in coma. In coma, per ben due volte nella sua vita. Chissà se mai un giorno si sveglierà e avrà realmente la possibilità di ricominciare, è così difficile.
Come si può desiderare ardentemente di tornare a fare così male alle persone?
Philip mi rinfaccia che io non posso capire, che devo stare zitto perché non le ho vissute sulla mia pelle. E' vero, ha pienamente ragione su questo; la cosa di cui non si rende conto, però, è che io l'odio e la diffidenza la leggo nei suoi occhi, nel suo sguardo. Non so cosa ha passato, ma so che questo passato l'ha portato a ciò. Allora che male può esserci nel voler sperare di tenere lontane le nuove generazioni, i nuovi bambini, da tutte queste tragedie?"

[Scorcio fra i pensieri di Gab, aspettando le dimissioni di Lars all'ospedale]

domenica 7 ottobre 2012

07.10.2514

"Cher Gabriel,
...credo di doverti delle scuse per essere scomparsa così, presa dai miei impegni personali, tanto da tralasciare qualsiasi altra cosa, compreso il lavoro ad Hall Point.
Un lavoro che ho lasciato ufficialmente, e penso che a questo punto tu l'abbia già saputo.
Ho svuotato sia il mio alloggio che quello di Brent. Non torneremo più.
Fra pochi giorni saremo sposati e lontano da qui. Non so dove andremo, ma abiamo deciso di lottare per il nostro futuro insieme e andremo alla ricerca di un posto migliore. Del posto migliore per noi, per la famiglia che vogliamo.

Gabriel, sono convinta che tu abbia tutte le carte in regola per potercela fare, per poter andare avanti, imparare ancora moltissimo e insegnare moltissimo a chi ti sta accanto.
Io ti auguro di fare le scelte migliori, per te stesso, e tutto il successo che meriti.

Un abbraccio,

Amelie"



"Cara Amelie,
mia buona amica, se me lo concedi, poiché credo che fra noi si stesse stringendo un rapporto più informale da quello professionale. Mi fa molto piacere che tu mi abbia contattato prima di partire, senza lasciarmi nel silenzio dei dubbi taciuti. Spero che tu e Brent possiate trovare il vostro piccolo angolo di pace nel 'Verse e, allo stesso tempo, spero che i nostri contatti non verranno a mancare. Mi piacerebbe tenere i rapporti, anche se magari via cortex principalmente. Se vi stabilirete da qualche parte, sarò lieto di farvi visita quando i miei impegni me lo permetteranno.
Un saluto affettuoso sia a te che a Brent,
Gabriel Gerhard Astrom"



"Mon cher Gabriel,
ti consideravo un amico già da molto tempo e sono lieta che tu possa avere sentito per me la stessa cosa.
Voglio che tu sappia che è stato un onore, e non solo un piacere, lavorare con te, e che, ovunque andremo, la nostra porta sarà sempre aperta per te.

Buon cammino Gabriel. Ti auguro ogni fortuna.

Amelie"

[Scorcio sulla vita di Gab quando Amelie e Brent si dimettono da HP]

giovedì 4 ottobre 2012

Light up the Day

"Illumina la giornata. O qualcosa del genere... così diceva quel tatuaggio che avevi sul petto, vero? E' da molto tempo che non sento più parlare di te, eppure mi ricordo ancora di quando ci incontrammo, di come ci conoscemmo. Sono passati dieci anni da allora, ma giurerei che fosse accaduto solamente ieri.
Io avevo 16 anni appena compiuti, a festeggiare nella nuova residenza su Corona di mio zio materno, mentre tu ne avevi 25 - un bel po' di differenza, insomma, per quell'età - ed eri lì per lavorare all'interno delle stalle, a tenere cura dei cavalli e del campo da corsa, che fosse sempre in ordine, che tutto fosse sempre apposto. Insomma, rischiavi anche di ritrovarti senza lavoro, altrimenti, mi pareva ovvio che ci dassi sotto dalla tua posizione.
Mi ricordo che di te mi attrasse subito il tuo comportamento: la tua sicurezza, il tuo essere un po' menefreghista e spavaldo, il tuo scudo contro il resto del mondo, o la tua forza contro di esso. Di quante cose mi parlavi ed io le sognavo come fossero favole, e non realtà alle quali potevo aspirare allungando la mano. Tu avevi quel pizzico di cui io sentivo il bisogno, quella piccola spinta in più che mi avrebbe aiutato a ricercare la mia felicità, di rompere le mie catene da mio padre, dalla mia famiglia. Da una parte ti invidiavo, dall'altra invece ti ammiravo. Eravamo due realtà differenti, a partire dai mondi di provenienza, i ceti sociali, passando per l'età ed arrivando, infine, alla mia ingenuità da sognatore ed alla tua esperenzia maturata troppo velocemente.
Io, per starti vicino, approfittavo di ogni momento per imparare a cavalcare. Insomma, non sono diventato certo un cowboy, ma se sono capace di restare in sella e di domare un cavallo, lo debbo a te. Chissà com'è, sembra che riesco ad instaurare un feeling migliore con gli animali, invece che con le persone. Comunque, sono abbastanza sicuro di come tu ti sia accorto dei miei sguardi, dei miei imbarazzi, della mia gola secca e delle mie mani sudate. Oh, tu avevi quell'esperienza che a me mancava, fatta sul campo. Oltre alle lezioni di equitazione, venivo spesso anche dentro le stalle, a parlare dei cavalli, di quello che mi aveva gentilmente concesso lo zio, sotto mia richiesta, ma anche di tutti gli altri. Credo che, in realtà, 3/4 delle cose che mi hai detto io non le abbia realmente ascoltate, immagazzinate.
E poi? Alla fine accadde il fattaccio: ci ritrovammo a strofinare le nostri pelle nude, in mezzo al fieno, ad accarezzare le nostre labbra in gemiti muti. Ogni incontro era segreto, furtivo, come se fosse alla soglia dell'illegalità, una condizione illecita che rendeva il tutto così eccitante ai miei occhi. Mi sentivo libero e, allo stesso tempo, sicuro. Sentivo il mio cuore battere di una gioia che prima non avevo provato. Avevo fatto la mia scelta ed era stato il tempo stesso a dettarla, con le sue esperienze e le sue occasioni. Comunque, nessuno doveva sapere niente, altrimenti avremmo rischiato entrambi. Beh, probabilmente tu più di me, indubbiamente. Che fosse stata una relazione seria, oppure una semplice cotta estiva, tutto sarebbe dovuto rimanere stretto fra quelle mura di legno, dove i cavalli non avrebbero parlato a nessuno del nostro segreto, così pressante e pregnante che mi sembrava che ogni oggetto, lì dentro, si identificasse con noi due. Io non avevo occhi per altro. Non mi rendevo conto di cos'altro accadesse attorno a me.
Alla fine, come è giusto che accade, tutti ci svegliamo dal sonno, ponendo fine ai nostri sogni. Stava finendo la stagione, io me ne sarei tornato a casa con la mia famiglia, magari noi ci saremmo incontrati saltuariamente, almeno per gli inizi, nelle mie varie visite allo zio materno, nella sua tenuta su Corona. Venni a cercarti per parlarti ma non ti trovai. In cambio c'era mio padre. Mi si gelò il sangue nelle vene quando lo vidi lì, nella stalla, fra i cavalli, la dove si ergeva il nostro intimo tempio, dove consumavamo i nostri momenti sacrali. Affinai le labbra e deglutì, poi abbassai il capo come un cane di fronte al padrone con la mazza. Le mie scorribande erano finite. Mio padre mi disse che niente sarebbe uscito fuori da quelle mura, che nessuno avrebbe saputo niente di questa storia. Non gliene fregava nulla di chi si intrufolasse nel mio letto, che questa era una semplice sbandata adolescenziale e che, per il bene della famiglia, io avrei avuto una donna adatta al mio ceto sociale, al mio fianco, con la quale avere dei figli.
Mi piacerebbe avere dei figli, una famiglia un giorno, ma so è una parentesi che non mi va di aprire in questo momento.
Insomma, alla fine uscì fuori che mio padre ti aveva pagato profumatamente per andartene, per sparire e stare zitto, e che tu avevi accettato tutto senza nemmeno fiatare. Alla fine uscì fuori che tu eri un cacciatore di dote, che prima di me ci avevi provato con Vivi senza cavarne niente, però. Io ero lo sciocco, l'ingenuo, il sognatore, quello con la testa fra le nebulose, preda ambita ma facile che ti avrebbe saziato. Con me c'eri riuscito... e poi sei andato via senza nemmeno la tua dote, ma con un bel po' di soldi per ricominciare bene da qualche altra parte, a cercare la fortuna a cui auspicavi. Se non ero io, sarebbe stato un altro, od un'altra? Beh, non importa. Il fatto vuole che è stato comunque il mio cuore quello ad essere trafugato. Nessun addio, nemmeno una lettera scritta. Hai fatto perdere subito le tue tracce ed io non ho voluto inseguirti.
Dopo di te non ci fu nient'altro. Si, mi capitò qualche storia, anche qualche relazione promisqua a dire il vero, ma niente di serio e duraturo, il semplice bisogno impellente, alle volte, di mettere a tacere i miei bisogni fisiologici. Niente di più, tutto che nacque e morì nell'istante della necessità. Il mio cuore fu trafugato dieci anni fa, circa. Anzi, per meglio dire: io lo donai a te, probabilmente finì nei tuoi panni sporchi e sdrucidi che portavano l'odore tuo, del lavoro, ed il mio, della mia passione. Quando avrai fatto le valigie per partire, probabilmente, non ti sei nemmeno accorto che era dentro la tasca di un jeans, o di una camicia. Oppure, chissà, l'hai abbandonato da qualche parte quando hai comprato degli abiti nuovi, pregiati e puliti, profumati, ora che te li potevi permettere.
Ed il mio cuore, chissà, dov'è rimasto..."

[Scorcio sull'adolescenza di Gab, la sua prima esperienza]

giovedì 27 settembre 2012

27.09.2514

"E' tempo dei festeggiamenti. Buon Esodo a tutti voi!
E' la serata dei falò. Si si, mi trovo nel Border, più precisamente ad Oak Town di Greenfield. Ho passato non so quanti anni nel 'Core a lanciare fiammelle nel cielo, ed ora ho il desiderio di potermi godere un ben falò. O, per lo meno, lo vedrò da lontano, dato che, come capita ormai da un po' di anni, non mi organizzo più con nessuno per l'Exodus Day. Con chi mi dovrei organizzare, in fin dei conti? Non ho una conoscenza, un'amicizia, una relazione così profonda. Però... però si, un po' mi manca prendere quei palloncini aerostatici e lanciarli in aria. Tutte quelle luci, solo quelle luci, a brillare più forte delle stelle, una di fianco all'altra.
Quand'ero piccolo, mio padre non faceva altro che sfoggiare me e Vivi durante questo periodo. Ci faceva esibire, almeno su questa cosa sembrava andare abbastanza fiero. No, non s'è mai congratulato con noi e, il più delle volte, quel pubblico di altolocati signorotti stringeva le mani direttamente a nostro padre; ci guardavano, ci ascoltavano, ma niente di più. Si avvicinavano a lui e si mettevano a sviolinare su quanto fossero ben vestiti i gemelli, su quanto fossero beneducati i gemelli, su quanto fossero dotati i gemelli. Eppure, nonostante fossimo in prima linea, sembrava che non ci dessero nemmeno retta, come se fossimo stati dei pezzi da mobilio...
Fu Amah a farci comprendere - me e Vivi - il potenziale significato dell'Exodus Day. Io già da allora mi chiedevo perché l'essere umano fosse sopravvissuto e lo maledicevo. Insomma, ai miei occhi non sembrava niente di così tanto importante! Vedevo attorno a me solo gente di facciata, più falsa dei capelli di Okrand Wolendar. Dai, non ditemi che non si capiva che fosse un parrucchino quello...
Comunque, dicevo? Ah si! Parlavo di Amah. Lei ci insegnò il valore e la bellezza di questo giorno. Per lo meno, a passarlo insieme e felici, un momento in più in cui rafforzare il nostro sodalizio di affetto, cercando di far s che tutta quella realtà da salotto non finisse col farci divenire vittime di noi stessi. Per il 27, come ogni 27, ci insegnò una tradizione che si usava in tempi più antichi, la quale probabilmente viene ripresa dall'attuale, di quella che avverrà questa sera. In poche parole, all'interno di queste lanterne volanti si aggiunge un piccolo pezzo di pergamena sul quale scriviamo un nostro sogno. Non va detto a nessuno, non va raccontato. Va semplicemente affidato alla fiamma purificatrice ed al vento che bisbiglia ai sognatori, ai pazzi ed agli Dei. Ormai sono anni che non affido più i sogni a questa tradizione.
Uh? Cosa chiedevo? Beh, ecco... all'inizio speravo in un rapporto migliore, sano, con mio padre. Poi passai al desiderio di ritrovare mia sorella, ovunque fosse spera nel 'Verse, lontana da me. Adesso? Adesso ho smesso, l'ho già detto no. Sono cresciuto, no? Non è più tempo per le favole. Mi piacerebbe, ma non lo è. E poi... e poi non saprei più che chiedere! Mi sembra di essere diventato spoglio di desideri, di sogni, come se ne fossi incapace. E' una brutta cosa? Se apparisse una fata madrina, ora, in questo momento, forse l'unica cosa che potrei chiederle è: Desidero di avere un desiderio. E' triste secondo voi? Io non lo so.
Nah. Niente soldi! Che me ne faccio? Anzi, ringrazio il cielo che mio padre mi abbia diseredato ed allontanato dalla famiglia. Forse era la cosa migliore a cui potessi auspicare; restare con loro mi avrebbe solo che fatto ancora più male. Uhm... l'amore dite? Nah. Non so se sono più capace di riprovare dei sentimenti. Sapete, da quando ho saputo la verità su quella persona... ah. No, lasciamo perdere: è un'altra storia ancora. Il lavoro è l'unica nota benigna, positiva. Almeno faccio quello che desidero fare veramente: suonare. E mi permette di viaggiare, di vedermi un po' attorno nel 'Verse.
Per il resto... non saprei. Non saprei davvero..."

[Scorcio fra i pensieri di Gab, due giorni prima dell'Exodus Day]

giovedì 20 settembre 2012

19.09.2514

"Segreti. Ancora segreti. Altri segreti.
Va bene, mi hanno insegnato ad essere discreto, mi hanno insegnato quanto sia importante detenere il sapere, poiché esso è potere, soprattutto quello nascosto, tenuto in ombra così che tutti non sappiano la realtà ma... il mio essere discreto rischia di crollare da un momento all'altro.
Insomma, da quando ero piccolo ad ora, mai troppi ne ho custoditi, mai troppi sono riuscito a trattenere dentro di me. Quante volte mi sono confidati con Vivi, oppure con Amah più di tutti. Lei mi ascoltava, mi cullava dolce fra le sue premure e poi sapeva darmi buoni consigli. Mio padre... beh, lui più che altro li scopriva e basta. Mia madre non se né mai fregata, inutile sopraggiungere altro in merito.
Ed oggi l'ultima novità: la Sala Crisi del Blue Sun Building di CapCity. E... e... e... che diamine era quella cosa? Da come ne parlava Charlotte, sembrava davvero tremenda all'inizio, qualcosa di indicibile, di incredibile, di inenarrabile. Ha detto che era una minaccia firmata Weyland, qualcosa di non umano. Cosa intendeva dire per non umano? Un'entità artificiale? Uff... dopo aver saputo della presenza di scorpioni mutanti su Greenfield, non saprei più cosa aspettarmi a questo punto. Stiamo andando oltre, stiamo andando troppo oltre come esseri umani. I demoni si travestono da scienza e da progresso e noi lasciamo prenderci in contropiede, cadendo nelle loro trappole. Forse è vero: ci sono dei limiti dai quali, una volta superati, non si può più tornare indietro.
Un grande schermo nero, delle lettere ad intendere le sue frasi. Come tanti elettroshock. Brr... deve essere stato orribile.Chiedeva aiuto, per giunta. Aiuto di che cosa, però? Troppe cose, segreti ed altri segreti. Multiplanetarie, tsk. Possono anche starci persone per bene dietro, volendo, sperando, ma come si potrebbe fare altrimenti? Qui si parla di informazioni che forse saranno per sempre occultate, oppure distorte. Ed io? Io sono un semplice pianista. Io voglio restare un semplice pianista! Questa è la vita che fa per me. Punto e basta.
Poi ci sono stati gli incontri con Evah, le sue intenzioni nei confronti del futuro. Non ho detto niente a nessuno ma... ho paura di quella donna. Incomincio ad averne paura. Parlava di piani che non riesco a comprendere tutt'ora, la serietà e la semplicità con cui ne parlava, come se fosse una cosa normale. E' questo l'effetto del potere? Spero di non finirne intrappolato. Forse dovrei trovare un confidente, oppure una guida. No, non posso disturbare Amelie adesso, ha i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Sono pesanti e vanno gestiti con il giusto tempo.
Spero tanto che Hall Point non mi costringa mai fino a questo punto. Non saprei reggere..."

[Scorcio fra i pensieri di Gab, all'uscita del Blue Sun Building]

sabato 8 settembre 2012

07.09.2514

"E' stata una serata piacevole, anche se al quanto faticosa. Tanti volti, alcuni conosciuti anche se di striscio, altri semplicemente rinomati e quindi distinguibili, altri ancora di cui non sapevo neppure l'esistenza. Beh, lo so, ero lì per lavoro, mica per divertirmi! Quando suono, però, sono abbastanza sicuro e, per quella scaletta, avevo provato e riprovato tempo addietro. Temevo che il periodo su Greenfield mi avesse un po' arrugginito, dato che non ho potuto suonare, ma alla fine è andato tutto per il meglio; a quanto pare la scelta dei brani è stata molto apprezzata.
Per tutte le Grandi Leggi Universali! Ho suonato alla sede della Shouye di Horyzon come esterno! Mi sono esibito per una serata organizzata dalla Blue Sun, sotto richiesta della ViceCEO! Quando la proposta mi fu allungata, il mio cuore batteva all'impazzata nel petto. Mr Wolfwood in persona, con Amelie che mi guardava piena di orgoglio e soddisfatta. Mi avesse mai guardato mia madre così... ah."

[...]

"Sniff... comunque, beh, dicevo... è stata una gran bella soddisfazione. Continuo a fare quello che mi piace: suonare. Ora, per giunta, vengo anche riconosciuto, apprezzato, ricercato. E' una gran bella nomea quella di cui posso iniziare a vantarmi piano piano. Dal punto di vista professionale, sto rafforzando la mia maschera, la mia figura lavorativa. Credo, spero, di stare maturando tutto il necessario: serietà e qualità. Beh, si, certo, ovvio che mi fa comodo. Non parlo a livello monetario, non ho bisogno di essere ricchissimo - non vorrei mai diventare taccagno come mio padre - ma questo mi permette di andare avanti sulla mia strada senza interferenze. Penso che si capisca che intendo, no? Se non riuscissi a lavorare con il pianoforte, dovrei trovare un modo di campare alternativo. Non ho grandi qualità, al di fuori della musica, io credo ma... no, non c'entra adesso. Quello che intendo dire è: se dovessi avere un lavoro che richiede attenzione e risucchia le mie energie altrove, come potrei mai dedicarmi al pianoforte? Difficile, quasi impossibile. Metodica, pazienza, allenamento. Se smettessi diventerebbe un hobby, non una passione, ed io non voglio che accada questo. Insomma, si, sono felice, e chissà quante volte l'avrò ripetuto, ma non tengo il conto e non mi va di mandare indietro la registrazione, sono troppo pigro. Sono cose che faccio quando scrivo, ma questo diario tanto rimane per me, per nessun'altro, quindi... quindi sto divagando. Si vede che ho finito di dire quello che debbo dire. Che ci posso fare, è più quello che si ha dentro che quello che si ha fuori. Fa nulla. Fa niente. Ho finifot qui, un regalo a me stesso..."

[Scorcio sulla giornata di Gab, dopo il gala avvenuto alla Shouye]

martedì 28 agosto 2012

28.08.2514

"E' un periodo proficuo, a quanto pare. Finalmente, dopo qualche anno passato ad arrancare, le mie doti e le mie qualità da pianista stanno venendo riconosciute; non è più un semplice voto su dei documenti virtuali. Ho stipulato un secondo contratto da free-lancer con lo Skyplex HP, mentre Charlotte mi ha cercato per propormi un paio di serate organizzate dalla Blue Sun, sempre come pianista. Devo aver fatto colpo, insomma, o le voci su di me si stanno spargendo, oppure mi ha sentito suonare ed è rimasta colpita. Beh, no no, non saprei spiegarmi altro, perché mai?"

[...]

"Ah, si! Certo certo, la mia raccolta di poesie: Lo Spettro del Grigio. E' passato più di un anno, quasi non ci speravo più insomma, eppure è andata in porto alla fine. La casa editrice mi ha contattato pochi giorni fa per darmi un responso delle vendite e dei vari tabulati conformi da contratto; mi ha confermato che è andato bene per un autore senza passato alle prime armi e, dopo un discorso al quanto concitato, mi ha proposto un nuovo contratto per una futura pubblicazione! No, non ho mai smesso di scrivere, anche se lo faccio solo in secondo piano, in quanto la musica è la mia prima passione, la mia anima, ciò di cui voglio vivere. Sto finendo di preparare la prima bozza da mandare via cortex alla casa editrice, iniziando così i vari progetti per il futuro e-book. Ci vorrà un po', l'esperienza passata me l'ha insegnato, quindi credo che per vederlo ultimato, bisognerà aspettare l'anno venturo. Credo, già."

[...]

 "Sono stato molto fortunato, me ne rendo conto. Ci sono molti artisti di talento che non vengono riconosciuti dalla società così presto. No, non mi sto montando la testa - spero! - però sto notando come alcune cose, piano piano, siano iniziate a cambiare attorno a me. Le tipologie di contratto, le persone che incontro e gli apprezzamenti, nonché il mio nome qualche volta sentito per caso da bocche estranee. Non l'avrei mai detto, insomma, mi viene difficile crederlo tutt'ora! E poi c'è anche un'altra questione, per finire, sempre lavorativa. No, non vi parlerò di altro, è giusto un accenno vago come accaduto per la Blue Sun e la nuova pubblicazione: mi è stato caldamente consigliato di mantenere la riservatezza più totale. Dico solo una cosa: suonare e viaggiare. Viaggiare e suonare. Eheheheheheheh... lo so, è una meraviglia. Lavoro, passioni e divertimento; cosa potrebbe mai mancare?"

[Scorcio sugli ultimi avvenimenti nella vita di Gab]