domenica 8 luglio 2012

Citazioni di un Anonimo

"Si dice che la vita di una persona votata all'arte, diventi arte stessa. Eppure l'arte, per giungere alla sua realizzazione, maturità e forma completa, passa attraverso degli stati caotici e controversi, indulgenti contrasti di sentimenti e confusionari stati d'emozioni. L'arte è una forma di genialità: se non sai come tenerla sotto giogo, essa ti trascina con sé in un baratro buio senza fondo.
In fin dei conti, non per nulla possiamo trovare in differenti menti il seme inoculato di una paradossale patologia d'animo, uomini e donne che, nella loro vita, hanno sentito il bisogno di lasciare qualcosa al mondo, di prendere in mano quello che può essere uno scalpello, un pennello, un pennino o quant'altro, tentando di esternare ciò che provano dentro. Uomini e donne alle volte forti e capaci di dominare sé stessi e ciò in cui andavano incontro, alle volte, invece, passivi e lascivi che si sono lasciati trascinare, semplicemente, da una promessa tacita nella quale si sentiva il bisogno di credere, ma che in realtà non è mai stata fatta. Vite poste sulle croci del pregiudizio, oppure dei tabù delle rispettive epoche, capaci di essere saggiate nella loro pienezza, di essere ammirate solo ed esclusivamente nel martirio di una società che li lascia da soli ed allo sbando, ritenendoli superflui, fuori luogo, contro corrente. Semplicemente scomodi.
Un buio costante eppure pulsante, quasi come pareti che si contraggono e poi si ritraggono, in continuazione, come i battiti del loro cuore, eppure più grandi e terrificanti, tanto da non sopportare più quella solitudine che echeggia nel loro sentito emozionale. Soli anche in mezzo alla gloria. Soli anche fra folle concitanti che esultano il nome dell'artista. Qui, probabilmente, nasce il loro male di esistere, quella incapacità di esprimersi in toto che, nonostante continui ad essere contrastata, pare essere il fulcro assoluto, l'abisso imperscrutabile, il perno di un'intera esistenza. L'arte, a questo punto, non è altro che il rigetto di una malinconia subdola e straziante che spinge l'essere umano a dare di più, sempre di più, fino a spremerlo del tutto ed a lasciarlo senza più sangue. Senza più scintilla di vita alcuna, poiché la fiamma dell'estro ha eroso e consumato l'aria di cui si nutriva."

[Particolare della tesina di Gab per la Maturità Umanistica]

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